Vale e Gio nella terra di Oz
Carissimi/e, come a lungo promesso, per dimostrare che non ci siamo bevuti al bar i vostri apprezzatissimi regali, abbiamo raccolto alcuni dei ricordi migliori del nostro viaggio in Australia, che potete vedere qui di seguito, contestualizzati in un breve resoconto della vacanza.
Conoscendoci, e sapendo qualcosina sull’Australia, non aspettatevi di vedere chissà quali paesaggi urbani, selfie, ritratti o street photography, ma piuttosto un sacco di natura, sia fauna che flora, dalle forme e dai colori quantomeno bizzarri (e fotografati tendenzialmente MALE). Speriamo che vi piacciano e che vi mettano un po’ di voglia di viaggiare!
TAPPA 1 – Brisbane
Neanche il tempo di riprenderci dalle 14 ore di volo da Dubai e ci siamo subito lanciati nella prima attività della vacanza (fuori programma, oltretutto): un’escursione di un giorno intero verso l’isola di Tangalooma (nome aborigeno, in inglese Moreton island) e dintorni, per osservare le balene e la fauna locale. Tra i vari animali degni di nota:
- Due kookaburra del tutto a loro agio a farsi riempire di snack dai ranger dell’isola, con annesso spettacolino e lezione sui comportamenti di questa ridereccia specie aviaria
- Avvistamenti ravvicinati di megattere che saltavano e prendevano a schiaffi l’acqua con pinne grandi quanto noi due messi insieme
- Delfini selvatici addestrati a farsi imboccare qualche pesce extra a fine giornata lavorativa sulla spiaggia dell’isola. Il più vecchio aveva 40 anni e va a scroccare pesce a Tangalooma dagli anni 80.
Il secondo e terzo giorno sono stati all’insegna del relax e dei festeggiamenti per il matrimonio di Shannon, amica di lunga data di Valentina, sin dai tempi delle bevute di sake a Kobe.
La città di Brisbane, dal canto suo, mette in mostra un curioso contrasto di natura, urbanizzazione, modernità e “antichità” ottocentesche, dei tempi del primo insediamento. Animali comuni avvistabili in città sono:
- Iguane e altri rettili di notevoli dimensioni
- Conuri arcobaleno
- Ibis sacri, anche noti col nome poco lusinghiero di bin chickens, “polli dei cestini”, data la loro voracità onnivora e il loro essersi adattati a razzolare per ogni area verde delle città australiane
TAPPA 2 – Alice Springs e il deserto del Red Centre
Dopo ben un giorno al mare, era ora di passare a climi ben più secchi e caldi. Dopo un comodo volo domestico da Brisbane verso Alice Springs, nel cuore dell’Outback australiano, abbiamo noleggiato un fuoristrada e iniziato un giro di 1200km verso le montagne sacre degli aborigeni.
Una parte del viaggio abbastanza frettolosa, in quanto le distanze non permettevano troppa calma o troppe soste, dal momento che oltre il tramonto ci era VIETATO guidare dall’agenzia di noleggio, a causa dell’alta probabilità di incidenti con i canguri! Per questo motivo abbiamo fatto poche foto, quasi tutte dalla macchina, finché non siamo arrivati a destinazione. Comunque, qualche incontro meritevole c’è stato:
- Fiori selvatici del deserto, che a fine inverno riempiono l’area semiarida centrale del paese
- Dingo molto curiosi
- Una mandria intera di cavalli selvatici, i cosiddetti Brumbies
- Aquile
- Frotte di parrocchetti ondulati
Nelle varie (poche) stazioni di sosta e roadhouse trovate lungo la via, abbiamo anche visto faraone, galah e cammelli. Questi ultimi sono stranamente comuni nelle aree desertiche del paese da quando sono stati importati dagli esploratori e mercanti afghani, i quali con le loro rotte commerciali hanno aperto la strada che collega Darwin (estremo nord) a Adelaide (estremo sud), passando proprio da Alice Springs. Dopo l’arrivo del treno a vapore, i cammelli sono rimasti solo come animali da fattoria e da esposizione, e ad oggi la ferrovia è utilizzata a scopi turistici da un’unica linea, l’Old Ghan.
Destinazione principale del viaggio, come accennato, erano le montagne del deserto. Numerose catene si innalzano in mezzo alle sterminate piane dell’Outback, in mezzo alle quali si trovano delle gole che sono vere e proprie oasi ricche di vita. Siamo riusciti a visitarne una, King’s canyon, dove abbiamo assistito a paesaggi più marziani che terrestri, goduto del silenzio del deserto e scoperto quante mosche possano vivere in una zona così remota e ostile, e quanto possano essere moleste. Qui abbiamo anche avuto la prova provata, incisa nella pietra, che una volta l’Australia era sommersa dalle acque: increspature nella roccia desertica, palesemente scavata da onde sottomarine vecchie di milioni di anni.
Ma la vera attrazione del Red Centre è sicuramente Uluru (Ayer’s Rock), che insieme a Kata Tjuta (Olgas Mountains, poco distanti) è uno dei luoghi più sacri ai clan aborigeni di tutta l’Australia. Per rispetto verso gli abitanti della First Nation, questi monti non sono più scalabili, ma possono essere visitati fino alle loro pendici. La sveglia all’alba vale sicuramente la pena per andare a respirare l’aria del mattino, immersi nella quiete di questi giganti di roccia.
Nota culturale a margine di Uluru, questo è il luogo che ha ispirato molti dei racconti che fanno parte della raccolta del cosiddetto Dreaming degli aborigeni. Questo non è solo una collana di storie, ma un vero e proprio codice giuridico sul quale si regge buona parte della società e della cultura di numerosi clan. Spiegazioni dettagliate a riguardo sono messe a disposizione nel centro culturale alla base del monte (che, per inciso, è solo la punta di un colosso roccioso sotterraneo grande 10 volte tanto la parte visibile). Purtroppo il centro culturale non era fotografabile.
Tra le varie meraviglie del deserto, abbiamo ammirato non solo natura ma anche tanta arte aborigena in stile "dot paiting" (pittura a puntini) dipinta dal vivo e non fotografabile e un'installazione artistica, Fields of light, di oltre 50.000 steli di luce che danno vita a un coloratissimo campo fiorito tra cui ci si può perdere per oltre un'ora. Alla fine ci siamo goduti un breve riposo pieno di sensi di colpa ecologici nella piscina del nostro hotel.
Sulla via del ritorno a Alice Springs, come da programma, ci siamo fermati alla riserva di Chris Barns, detto “Brolga”, detto anche “Kangaroo Dundee”. In questa riserva, Kangaroo Dundee tiene tutti i piccoli di canguro che vengono salvati in seguito a incidenti stradali, e li cresce finché non tornano ad essere indipendenti. Molti vengono reinseriti in natura, mentre altri non riescono a tornare allo stato selvatico e diventano compagni a lungo termine di Chris. Questo è il caso di Roger, star di internet e gran kickboxer. Ovviamente, ne abbiamo approfittato per fare un sacco di foto, anche a due maestosi ma elusivi Cacatua codarossa in lontananza. I canguri che ci sono venuti incontro erano ancora in fase di svezzamento, e quindi piuttosto amichevoli. Quello che vedrete sull'attenti, invece, era vicino alla fine del suo percorso in cattività con Brolga e faceva, guardingo, da vedetta per assicurarsi che gli strani bipedi senza coda non costituissero un pericolo per i suoi amici.
TAPPA 3 – Sydney
Via di nuovo verso la costa, ma un po’ più a sud di Brisbane: Sydney.
Sydney è senz’ombra di dubbio la città più interessante che abbiamo visto, nonostante abbia ben poco di tipicamente australiano. Avendo ricevuto una gran quantità di immigrati di origine asiatica, infatti, buona parte dell’architettura e delle decorazioni della città sembrano essere state rubate da Tokyo, Pechino, Shangai o Seul ed essere state rimontate pezzo per pezzo in Australia. Oltretutto, considerato che il nostro hotel era ai margini di Chinatown e che siamo capitati in pieno periodo di Festival della luna, per un giorno buono ci siamo chiesti se non avessimo sbagliato aereo e non fossimo finiti per errore nel paese del dragone.
Abbiamo quindi passato questi 3 giorni a mangiare sushi, barbecue australiano e giapponese, zuppe coreane e riso cinese. Il tutto mentre attraversavamo centri commerciali semi-nascosti in cui ci siamo riempiti le tasche di “gacha” e altri ninnoli tipicamente sino-nipponici.
Secondo giorno: MARE! Siamo stati raggiunti da amici di Melbourne per una giornata in una delle tante spiagge di Sydney, per fortuna protetta da rete anti-squali e anti-meduse (primo bagno nell’oceano Pacifico!).
Terzo giorno: ai giardini botanici del centro siamo finalmente riusciti a vedere da MOLTO vicino alcuni dei nostri amatissimi pappagalli, in particolare dei cacatua crestazolfo, che non provavano il benché minimo fastidio o paura alla nostra presenza, e hanno continuato a masticare le piante di mezzo giardino.
Da notare, l’abbondante presenza di strelizie (bird of paradise) ai lati della strada, nelle aiuole, nei campi, nei giardini, insomma DOVUNQUE. Questo è stato causa di grande gioia e anche grande frustrazione per Vale, data la naturale irreperibilità della suddetta pianta nel continente europeo (non immaginate la fatica per mettere insieme quel bouquet e quei centritavola).
Quarto giorno: abbiamo partecipato a un’intima escursione nelle Blue Mountains, in compagnia della nostra guida Bianca, italiana residente a Sydney dagli anni 90, la quale ci ha guidato per questi monti coperti di foreste di eucalipto (da cui prendono il nome e colore Blu). La visita, per quanto lunga, merita la vista e le camminate in mezzo a una vegetazione abbastanza diversa da quelle europee, fosse anche solo per i rumori della fauna locale (incluso l’incredibile uccello lira).
Le montagne sono albergo di molti luoghi della mitologia aborigena, come le “Tre Sorelle”, complesso di tre picchi rocciosi che corrispondono a 3 costellazioni e che sarebbero la materializzazione di cielo, acqua e terra al momento della creazione del mondo. Oppure come le rocce su cui sono state scoperte incisioni e pozzanghere artificiali datate a migliaia di anni fa, su cui gli aborigeni incisero una mappa del cielo a scopi ritualistici.
Piccola nota da italiani: Bianca ci ha offerto un thermos con il primo e ultimo caffè decente di tutta la vacanza, il quale infatti era stato fatto in casa con la moka.
TAPPA 4 – Cairns
Dopo tante levatacce e tanto camminare e guidare in mezzo alla polvere, finalmente del meritato riposo in una delle città tropicali dell’Australia, oltre che una delle più vicine alla barriera corallina: Cairns.
Piccolo agglomerato urbano di circa 150'000 abitanti (coccodrilli compresi), è una cittadina molto tranquilla e d’impronta decisamente turistico-stagionale. Da qui abbiamo preso una barca che ci ha portato a fare un’escursione alla barriera, inclusa immersione a 15 metri (per chi dei due aveva orecchie che lo permettevano, cioè Vale). Al netto di una perdita di colore notevole nel corso degli anni, dovuta all’acidificazione degli oceani e ai danni da creme solari e altre sostanze chimiche, i coralli restano uno spettacolo magnifico, e i pesci che ci nuotano intorno forse ancora di più. Avvistamenti della giornata:
- Pellicani
- Squali leopardo
- Tartarughe marine
- Pesci pagliaccio
- Barracuda (uno solo, selvatico ma addestrato)
- Mante
- Pesce napoleone
- Un sacco di altri pesci tropicali belli ma non identificati perché noi preferiamo i pappagalli e non ci siamo informati un granché riguardo ai pesci prima di partire
Siamo rimasti colpiti dalla tranquilla vivacità di questa cittadina assolutamente devota al mare e alla natura in generale, con pochi stradoni e molta convivialità. La piscina comunale, gratuita, mette a disposizione bagni con docce, barbecue e servizio di salvataggio tutti i giorni tutto il giorno. E c’è tantissima gente che ne approfitta! È stato decisamente rilassante.
Altro highlight di questa tappa e di tutta la vacanza, è stata la visita al santuario-zoo di Kuranda, dove sono conservati esemplari di numerosissime specie australiane: dai macropodi (canguri, wallaby, wallaroo, quokka, pademelon) a rettili e anfibi (coccodrilli, serpenti, iguane, pogona o “bearded dragons”) passando da pappagali di ogni specie (ovviamente), farfalle e falene, pipistrelli, e Koala. Abbiamo una bellissima foto con questi sonnacchiosi e morbidissimi marsupiali che potete vedere qui sotto.
A Cairns, tuttavia, abbiamo anche ricevuto l’unica delusione cocente della vacanza, ovvero la cancellazione dell’unica attività prevista insieme agli aborigeni. In particolare, avremmo dovuto partecipare a una battuta di pesca tradizionale in un fiume nella foresta tropicale vicino della città. Forse è stato un bene non averlo fatto, perché abbiamo poi scoperto essere un fiume frequentato da grossi rettili dentuti noti localmente come “coccodrilli”, ma sicuramente ci è dispiaciuto molto.
Per consolarci, abbiamo passato un’altra giornata in barriera, con conseguente bagno in mare e scottatura finale per concludere in bellezza.
CONCLUSIONE
Siamo estremamente contenti di aver avuto l’opportunità di fare un viaggio di questa portata, che forse non rifaremo mai, e che ci ha mostrato un altro paese, un altro continente e a tratti quasi anche un altro pianeta. In particolare, siamo infinitamente grati a tutti e tutte voi per averci aiutato a renderlo possibile. Speriamo che il 17 settembre sia stato e resti una giornata speciale anche nei vostri cuori, e che questa piccola raccolta di testimonianze e ricordi possa portare un sorriso anche a voi.
SEE YA!
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Comments
Beautiful couple!
Shame that Australia doesn't exist, though... it's a conspiracy, WAKE UP PEOPLE
Sarei proprio curiosa di assaggiare sta Vegemite!